PROLOGO: Castello-Fortezza
Demonica, abissi dell’Oceano Indiano
“…E qui è Tanya Veil da
Lykopolis, che vi da appuntamento al prossimo servizio sui suoi incredibili abitanti.
Alla prossima settimana!” Il volto della giornalista fu sostituito dal logo e
dalla sigla del WWN Channel.
Lo schermo fu spento.
“Davvero impressionante,”
disse il sinistro Dottor Demonicus. “Una città popolata interamente da lupi
mannari. Un obiettivo servito su un piatto d’argento.”
“Signore..?” chiese l’uomo in
camice in piedi accanto al trono.
Demonicus ridacchiò. “Ho
voglia di divertirmi, Professor Laughlin. A che punto sono quei suoi nuovi
giocattoli?”
L’uomo sorrise. “Sono pronti a
entrare in azione quando vuole!” Quasi non ci credeva: era stato il suo sogno
provare la bontà di quelle sue speciali creature davanti al mondo. Sarebbe
stata anche la vendetta più spettacolare contro gli Shogun Warriors!
“Allora prendili e muoviti
contro quello zoo a cielo aperto. Cattura quante più di quelle bestiacce
possibile. Vive. Le voglio per sperimentare le mie nuove tecniche per i miei
futuri eserciti. Non credo che il mondo sentirà la loro mancanza. Della città
non lasciare pietra su pietra. La missione Atlantide può aspettare.”
MARVELIT presenta
Episodio 14 – Scontro di Titani (天使と悪魔:将軍将軍対)
di Valerio Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)
Base Astra, Isola del
Drago, Oceano Atlantico
“Non osi dirmi che non c’è niente
che si possa fare, vecchio tiragramo!”
Normalmente, quando Lobo era
così alterato, erano in pochi a riuscire a restare calmi. Il Professor Tambura,
il più anziano dei Seguaci della Luce, e scienziato capo di Base Astra, per
quanto venisse strattonato per il bavero come un bambolotto, sostenne
severamente lo sguardo del pilota. “L’attacco di Set era diretto soprattutto
contro Rover. E il suo è un potere contro il quale noi non siamo attrezzati
adeguatamente. Non siamo maghi.”
“Non me ne importa, capito?
Non me ne importa un accidente!! Se in quest’isola non ci sono maghi, li
cercheremo altrove! In questo pazzo mondo ce ne sarà almeno uno che possa
aiutare Rover!”
“Ce ne sono,” disse il
corpulento professor Charn, entrando in quel momento nell’infermeria. Tambura
non disse nulla, ma lanciò un’occhiata ammonitrice al collega. Charn ridacchiò
e disse “WWN.net. Ultimo aggiornamento.”
Uno schermo al plasma mostrò
la notizia del giorno riportata dal sito del World Wide News Channel. E Tambura
fece tanto d’occhi. Si aggiustò gli occhiali, incredulo. Ignorando
completamente Lobo, disse, “Per le stelle.”
Anche Lobo, per un momento,
rimase abbastanza basito da lasciare andare l’anziano extraterrestre. “Una
città di lupi mannari..?”
Charn annuì. “Hanno omesso
alcune informazioni, ma essenzialmente sì, si tratta proprio dei licantropi del
folklore di tutto il mondo. Fino ad ora avevano vissuto in assoluta segretezza.
Sono i più grandi nemici di Set e dei suoi agenti, e se c’è qualcuno che può
curare Rover, sono loro.”
Lobo tornò a rivolgere uno
sguardo assassino a Tambura. “Maledizione! E perché non me ne avete parlato prima?”
Tambura si avvicinò al
pilota…e gli mollò un cazzotto di tutto rispetto nella bocca dello stomaco!
Lobo si chinò in due, restando a stento in piedi, sorpreso tanto dal tipo di
reazione quanto dalla forza nel braccio di quel vecchio. Bestemmiò a fil di
voce.
“Per cominciare, porterai un
po’ di rispetto, mi sono spiegato?”
“Sì…” Finalmente, Lobo ritrovò
il fiato, e stavolta si contenne da qualunque commento, mentre Tambura esponeva
le sue ragioni.
“Sarebbe stato perfettamente inutile darti una falsa speranza, lo
capisci? Fino ad ora,” indicò con la testa lo schermo con le notizie “i lupi
mannari si sono tenuti accuratamente nascosti da tutto e da tutti, non potendo
rischiare di attirare le ire del nemico su di loro, senza contare che la
maggior parte dell’umanità guarda a loro con più timore di quanto faccia con i
mutanti. Noi sapevamo della loro esistenza, ma non si sono confidati neppure
con noi: la tua ricerca per il loro aiuto si sarebbe risolta in
un’interminabile ed estenuante caccia, e anche trovando una comunità adatta ai
nostri bisogni, ne avresti messo in pericolo la segretezza. Questa svolta è totalmente
inaspettata, ma ora possiamo organizzare subito una spedizione.”
Lobo quasi svenne dalla
soddisfazione. Non lo aveva voluto ammettere apertamente, fino a quel momento,
ma quel cucciolo contava per lui quanto un figlio. Rover aveva dato a lui tutta
la sua fiducia, e lo sapeva dio cosa ci trovasse in un burbero bastardo come
lui, ma Lobo non era intenzionato a tradire tale fiducia. Se avesse potuto dare
il suo sangue per curarlo, si sarebbe svenato con le proprie mani. “Quando si
parte?”
“Stiamo caricando la sua
barella su un modulo di trasporto in questo momento,” rispose Charn. “Lo
guiderai tu. Ti scorteranno le Getter
Machines.”
“Perché non mi mandate con il
Mazinwarrior? Non immagino scorta migliore…”
Charn scosse la testa.
“Capiamo cosa provi, e proprio per questo non è il caso di mandarti con un
super-robot. Sei troppo coinvolto, non sapresti valutare reazioni e
contromisure adeguate in un’eventuale battaglia. Inoltre, è ora di fare
sgranchire le gambe alle nuove macchine.”
“Non hai di che preoccuparti,”
disse Tambura. “
“Va
bene, va bene.” Lobo si voltò verso la porta. “Grazie, professori. Ci si vede!”
E corse via.
I tubi-condotto trasportarono
i sedili dei piloti verso le cabine di guida rispettivamente di un velivolo
rosso, di uno bianco e di uno dorato, in attesa nelle loro rampe di lancio.
Appena il sedile fu saldamente
agganciato e la calotta si fu chiusa, il pilota del velivolo rosso disse, “ Qui
Johnny Carson. Getter Eagle pronto al
decollo!”
La stessa cosa fece la donna
alla guida del velivolo bianco. “Qui Genji
Odashu. Getter Jaguar pronto!”
“Ilongo Savage dal Getter Bear, pronto!”
Dallo schermo dell’HUD, Basque
disse, strizzando l’occhio, “Buon divertimento, ragazzi!”
Le luci sopra ogni rampa
divennero verdi.
“Getter Machine, lancio!” dissero contemporaneamente i piloti. I
propulsori lanciarono una potente fiammata, e i velivoli partirono schizzando
via attraverso il lungo tunnel.
Uscirono contemporaneamente da
un’apertura nel promontorio est dell’isola.
“Allora,” disse Johnny,
guardandosi intorno, “dov’è il nostro amico? Troppo lento?” Non finì la frase,
che un’ombra passò rasente proprio all’Eagle! “Ma che cavolo..?” Per poco non
perse il controllo.
Il ‘modulo di trasporto’ come
lo aveva chiamato il professor Charn, era più simile ad un caccia ultramoderno,
dall’elegante scafo rosso e oro. “Vi stavo aspettando,
vecchi fanfaroni! Vi piace questo giocattolo? Si chiama Phoenix Pilder!”
“Potrebbe chiamarsi Miracolo a
Milano, per quanto mi riguarda,” sbottò l’ex stuntman. “Non rifarlo, maledizione!”
“Cerchiamo di comportarci
seriamente, signori,” disse Sherna. “Mettetevi in formazione. Trasporto fra dieci
secondi, nove, otto…”
Mentre il countdown procedeva,
Lobo lanciò un’occhiata al corpo di Rover, ben fissato alla barella. La povera
creatura lupina era ancora in coma, e respirava a stento. Lo sapeva Dio come
riuscisse ancora a resistere… Lobo si rese conto che i professori avevano
ragione: se fosse dipeso da lui avrebbe commesso delle sciocchezze per cui non
si sarebbe mai perdonato. Vedrai che
starai bene, pelosetto, o fosse l’ultima cosa che farò, strapperò tutte le
teste di quel serpente maledetto con le mie mani!
“…tre, due, uno, trasporto.”
I
quattro velivoli scomparvero in altrettanti bagliori di teletrasporto.
Lykopolis, distretto
extraterritoriale dello Zilnawa, Egitto
Riapparvero nel cielo sopra la
città. Si diressero velocemente verso l’aeroporto.
Atterrando, trovarono ad
attenderli una piccola folla di licantropi con qualche umano sparso fra loro.
In testa a quella folla, stava un lupo robusto, dal pelo folto, grigio come il
ferro, e un paio di occhi d’oro. Vestiva in tutto e per tutto come uno sciamano
indiano, e nella mano/zampa destra reggeva una lunga staffa di legno e avorio,
rossa e bianca, finemente decorata da motivi nativi. Al collo indossava una
lunga collana simile ad un acchiappasogni. Appena i motori furono spenti, si
avvicinò solennemente, da solo, al Phoenix Pilder proprio mentre dal suo ventre
emergeva la barella.
Lobo scese saltando
direttamente dalla cabina, Si tolse il casco e fissò con curiosità il mannaro.
Era un uomo robusto, ma quasi sembrava un mingherlino, al confronto. “E tu
saresti..?”
“Io sono Karshe del Power Pack. Sono colui che curerà il tuo amico dal
veleno di Set.”
“Senza offesa, ma non
assomigli molto ad un medico…”
Il licantropico sciamano si
avvicinò alla barella. I suoi occhi brillarono, e vide, come in una surreale
radiografia, il nero veleno che contaminava il sistema circolatorio di Rover.
“Il tuo amico è più forte di quanto immaginassi: ad un simile stadio di
contaminazione, anche uno dei più potenti guerrieri sarebbe morto o posseduto.
Eppure, non scorgo alcuna influenza mistica nella sua natura.”
Lobo scosse la testa. “È stato
trasformato da un gruppo di scienziati terroristi, che volevano fare di lui e
di altri animali le loro armi private. Non so cosa gli abbiano fatto
esattamente, e francamente non me ne importa. Allora, ci muoviamo?”
“Conoscenza è potere,” disse
Karshe, tracciando un cerchio nell’aria sopra le loro teste con la staffa. E,
effettivamente, un sottile cerchio di luce dorata fece la sua apparizione.
“Devo sapere tutto quello che posso prima di avviare un rito di cura,”
aggiunse, mentre il cerchio scendeva su di loro. “E avrò molto bisogno della
tua forza spirituale.” Poi il cerchio avvolse le loro figure, e scomparvero del
tutto.
“Questa cosa diventa sempre
più pazzesca,” disse Ilongo, dalla sua cabina. “E ora che facciamo?”
“Potreste cominciare con lo
scendere e salutarci?” fece un licantropo dal pelo castano, alla testa della
folla.
Johnny diede l’esempio,
uscendo dalla cabina e saltando giù. Si tolse il casco e tese la mano,
presentando sé stesso e gli altri. “Be’, che dire? Siamo onorati di essere
qui.”
Fu ricambiato da una stretta
calorosa. “Io sono Alistair Seward, e sono il Sindaco di Lykopolis. Loro,”
indicò con l’altra mano il branco dietro di lui “sono il consiglio comunale. E
l’onore è tutto nostro, mi creda: le vostre imprese sono già leggenda.”
“Mai quanto voi,” disse Genji,
facendo un profondo inchino. “Eravamo abituati alla presenza di alcuni di…voi,
ma pensavano ad essi come a super eroi, mutanti o mutati da circostanze
eccezionali. La vostra esistenza come specie è davvero come un prodigio.”
Seward disse al suo branco,
“Tornate ai vostri doveri, c’è una città da gestire.” E dopo che si furono
dispersi, tornò a rivolgersi ai piloti, mentre si incamminavano verso l’uscita
dell’aeroporto. “Abbiamo solo deciso che era tempo di smettere di pensare a noi
stessi come le prede. La lunga inimicizia fra le nostre specie deve finire, e
siamo convinti che una nuova e più saggia politica possa riuscire dove le prove
di forza hanno fallito. Non deve essere versato altro sangue.”
“Se quel vostro uomo…cioè lupo
di medicina riuscirà a guarire Rover,” disse Ilongo, “avrete almeno la
riconoscenza degli Shogun Warriors. E non è cosa da poco.”
Il mannaro annuì. “Se così
sarà, un eventuale vostro impegno per la nostra difesa vi varrà la gratitudine
del Popolo Lupo, e non è cosa da meno. Tuttavia,” e qui il sorriso canino fece
posto ad un’espressione mortalmente seria “dobbiamo chiedervi una cosa. È della
massima importanza, perciò non mi azzardo a chiamarlo solo ‘favore’.”
I piloti si fermarono
dov’erano. “Cosa?” chiese Carson.
“Per i vostri simili, noi
siamo solo una specie ‘naturale’, frutto di un ramo evolutivo parallelo, come
gli atlantidei. E fino a quando l’umanità non sarà pronta ad accettare il
soprannaturale come parte della propria realtà quotidiana, nessuno dovrà sapere
la verità. Set e le sue schiere devono restare altresì un segreto, per ora.”
Dal suo tono, si capiva chiaramente che non ci sarebbero state eccezioni.
I piloti annuirono
contemporaneamente. “Contate su di noi,” disse Genji.
Seward tornò a sorridere,
un’espressione comunque inquietante. “Ottimo. E ora, prego, abbiamo un buon
pranzo che ci aspetta,” disse indicando la limousine nera. I piloti saltarono
indietro con uno squittio terrorizzato, già vedendosi come la portata
principale!
Il
licantropo scosse la testa, sconsolato. Sì, ci voleva molta diplomazia…
“Sono cristalli di
Atlantide..?” Lobo era un uomo di azione, non era abituato ai riti esoterici,
soprattutto se eseguiti da un babau impellicciato. In più, stare seduto in
ginocchio in mezzo ad un cerchio fatto di cristalli, con l’aria che sapeva di
cane e di incenso gli stava dando sempre più fastidio. Ma continuò a tenere le
mani ferme sul petto di Rover.
“Ora non parlare,” disse
Karshe, sollevando la staffa con entrambe le mani. “Concentrati. Fai che il
respiro del tuo amico diventi il tuo. Il tuo cuore batta come il suo, il suo
dolore diventi il tuo. Se questo figlio di Gaea darebbe la vita per te, sii
pronto a fare altrettanto con ogni fibra della tua volontà. Usa tutto te stesso
per assorbire il veleno di Set come faresti per il veleno di un serpente di
questo mondo. Senza esitare. Senza paura.” La sua voce aveva ora una cadenza ipnotica,
sembrava rimbombare in ogni osso dell’uomo.
La vista di Lobo iniziò ad
annebbiarsi. Nel tremolio delle fiamme accese in quella stanza, vide danzare le
ombre. Vide il sinuoso corpo di un serpente accarezzare la propria ombra,
mentre quella dello sciamano sembrava più quella di un lupo quadrupede feroce,
selvaggio, primitivo e ringhiante… Lobo si sentiva come strattonato da due
forze opposte. E una di esse parlava direttamente alla sua anima, una dolce
nenia che lo invitava a smettere di accollarsi quel peso, di lasciare che la
natura facesse il suo corso. Nessuno lo avrebbe biasimato, se avesse fallito,
aveva davvero fatto tutto quello che poteva, con il cuore colmo di sincerità…
Sarò io a biasimare me stesso, se fallisco! Quel pensiero fu come una secchiata di acqua gelida.
E Lobo divenne conscio dello spaventoso dolore
che bruciava in ogni fibra del suo corpo. Sudava gelido, era teso come una
corda di violino. Voleva urlare, ma mantenne il contatto. Il corpo di Rover gli
bruciava le mani come un tizzone ardente, ma mantenne il contatto. Avanti, piccolo… Non ti lascio, lo sai!
L’ombra del serpente danzava a
distanza, tenuta a bada dal feroce guardiano. Lui non è neppure un tuo compagno, è solo una carcassa destinata a
morte certa, una bestia inferiore! Lasciala, e non soffrirai più alcun male!
“Fottiti,”
sibilò l’uomo. Poi successe qualcosa: le sue orecchie percepirono un suono
distante. Lui sapeva di conoscere quel suono, ma scelse di ignorarlo, di
ignorare qualunque cosa che non fosse Rover. E il dolore.
Questo è lo spirito giusto, disse una nuova voce. Una voce non meno seducente di
quella del serpente, eppure allo stesso tempo così carica di tristezza… Il dolore vuole dire che sei vivo. Abbraccia
il dolore, bevilo fino a quando non ne sarai sazio, e dopo bevine ancora, fino
a quando sarai il solo a soffrirlo.
Lobo
si concentrò con ancora più forza. Mentre il volto gli si irrigidiva sempre di
più in preda a spasmi così forti che volevano spaccargli il cuore, teneva gli
occhi serrati, ma riusciva lo stesso a vedere
una terza ombra -una figura che se ne stava in disparte, sinistro
spettatore del duello fra l’atavico lupo e la sua strisciante nemesi.
“Chi
sei..?” sibilò Lobo.
La
cosa non gli rispose, ma voltò lo sguardo verso di lui, uno sguardo fatto di
due occhi luminosi sul nero. Occhi colmi di una tristezza indicibile, ma allo
stesso tempo avidi e crudeli. Se l’ombra rifletteva le dimensioni reali del suo
proprietario, questi avrebbe facilmente torreggiato anche sul massiccio
sciamano-lupo. Soffri più alla ricerca di
una risposta alle trivialità o soffri perché ancora non riesci ad adempiere a
questo compito? Vuoi già fuggire dal dolore?
Lobo
si sentiva svenire. Ricacciò indietro per l’ennesima volta un bolo di bile.
Ignorò completamente quanto avveniva intorno a lui, le sue forze alimentate ora
da un solo pensiero: Avanti, palletta di
pelo! Ce la farai!
“Credo che alcuni di questi
piatti siano da considerarsi illegali in molti paesi,” disse Genji, senza però
smettere di mangiare dalla sua porzione. Questa gente dava un nuovo significato
al concetto di mangiare. Non aveva mai visto tanti zuccheri, proteine e grassi
in una simile concentrazione. E tutto era talmente buono!
“Il nostro fabbisogno
giornaliero medio è circa tre volte superiore a quello umano, in normali
condizioni,” disse Seward. “Se aggiungiamo la spesa energetica imposta dalla
trasformazione, quel valore sale ulteriormente.”
“A proposito,” disse Ilongo a
metà di un boccone. “Come mai si vedono così pochi nella forma umana?”
“Perché quelli sono umani. Ora
che abbiamo un posto dove muoverci in piena libertà, non abbiamo più bisogno di
fingere.”
“Oh.” Stava per fare un’altra
domanda, quando il suono di una sirena giunse dall’esterno: un lamento lungo,
inconfondibile! I piloti scattarono in piedi, di riflesso.
Steward confermò i loro
timori. “Siamo sotto attacco!”
Usciti all’esterno, si
presentò loro uno spettacolo terrificante: un velivolo colossale, nero come la
notte, ombra punteggiata di luci nel cielo stellato. Un gioco di luci
contornava un mostruoso teschio cornuto, simbolo del vecchio nemico degli
Shogun Warriors.
“La fortezza del Dottor Demonicus!” esclamò Carson,
mettendosi il casco. “Sindaco, questa città ha delle difese?”
E come se dalla fortezza lo
avessero udito, questa fece fuoco, scagliando sfere di plasma contro Lykopolis!
Per un lungo, terribile momento, i piloti osservarono quei colpi diretti verso
le strutture, benedicendo in cuor loro che la città fosse quasi disabitata…
Poi, i colpi si infransero
contro una barriera. Le esplosioni si
udirono come tuoni attutiti. Le luci illuminarono a giorno i quartieri
sottostanti.
“Abbiamo la barriera, e i
nostri rifugi,” disse Seward. “Ma è la prima volta che ci troviamo ad usarla.
Potete fare qualcosa?”
Tutti
e tre annuirono. Johnny premette un pulsante sul bracciale che portava al polso
sinistro. “E speriamo che i professori non abbiano esagerato parlando di questi
trabiccoli.”
A bordo della fortezza, un
soldato in armatura disse, “Professore, guardi!” Evidenziò la finestra dello
schermo centrale che dava sull’aeroporto.
William
Laughlin vide tre velivoli di una forma davvero insolita attivare i propulsori
e decollare all’unisono. “Che modelli interessanti, peccato che non abbia tempo
da perdere con dei ridicoli giocattoli. A tutte le batterie, concentrate il
fuoco su una sola sezione della barriera! Voglio finire con la città prima che
arrivino quei seccatori degli Shogun Warriors! Per loro ci sono i miei
giocattoli speciali!” Si fregò le mani e ridacchiò a quel pensiero.
“Sono qui per voi?” chiese
Seward, mentre i velivoli atterravano nel piazzale del parcheggio.
“No, o avrebbe lanciato la sua
salva migliore direttamente sull’aeroporto.” Invece, la fortezza stava
concentrando il fuoco sul centro della città. Per quanto la barriera ancora
resistesse, non c’era da giurare che ce l’avrebbe fatta per sempre… “Cercheremo
di portarli lontano da qui!” urlò, mentre correva insieme agli altri verso gli
apparecchi. Decollarono pochi istanti dopo.
Gaea, proteggili! Pregò il Sindaco di Lykopolis.
“Professore! Quei velivoli
sono di ritorno!”
“Hanno trovato il coraggio,” disse
Laughlin. “Bene, divertiamoci un po’ con quelli, tanto per cominciare. E
continuate a bombardare quella barriera!”
Alcuni cannoni furono puntati
verso gli intrusi. Fecero fuoco in rapida sequenza, disegnando strisce letali
nella notte.
I velivoli si separarono,
evitando senza problema quell’attacco. Senza perdere un istante, puntarono al
ventre della fortezza. Aprirono le bocche da fuoco, e lanciarono raffiche di
missili!
Ogni colpo un centro! Gli
ordigni esplosero in rapida sequenza, trasformando le torrette lanciaplasma in
globi infuocati. La nave tremò sotto quei colpi.
Laughlin imprecò sonoramente,
mentre faticava a mantenere l’equilibrio. “Che cavolo è stato!?”
“Quei velivoli, professore!”
disse lo stesso soldato di prima, urlando sul suono degli allarmi. “Hanno
colpito le torrette sud 3, 4 e 5!”
“Hanno..?” L’uomo sbarrò gli
occhi. “E come cavolo ci sono riuscite quelle pulci??”
“Ehilà, c’è nessuno in casa?”
La voce di Johnny Carson giunse poco prima della sua immagine, sullo schermo.
“Ehi, ma quello è Willie il Matto! Come la butta, amico? Gente, avete visto chi
è il nostro ospite?”
L’immagine si divise in tre
finestre, mostrando ora anche Genji e Ilongo. “È sempre un piacere suonartele,
pollastro!” disse quest’ultimo. “Ci sei mancato.” Fece la giovane giapponese.
Lo scienziato fissò torvo
prima lo schermo poi i suoi uomini. Era livido, e materialmente sicuro che
sotto le maschere quei vigliacchi se la stavano ridendo! “Non provate più a
sfottermi, voi insolenti…”
“Bla bla bla, dice quello che
è stato messo sotto dai Fantastici
Quattro,” fece Johnny. “Perché non riprendiamo a giocare, invece? Coraggio
Willie: vienici dietro, o la tua nave ha il culo troppo pesante?” Detto ciò, la
comunicazione fu interrotta. Sullo schermo, videro i velivoli sfiorare il ponte
superiore. Si lasciarono dietro una nuova salva di missili, e si sganciarono
appena un attimo prima della collisione col ponte di comando! William cadde a
terra, proteggendosi istintivamente le mani… Poi la nave fu scossa da nuove
esplosioni.
Lo scienziato si rimise in
piedi. “Inseguite quei bastardi! E fate fuoco con tutto quello che avete, al
diavolo quella stupida città!”
L’aria intorno alle Getter
Machines si trasformò in un mostruoso gioco pirotecnico di esplosioni e scie
luminose.
“Dici che ci siamo allontanati
abbastanza?” chiese Genji, osservando l’oscuro mare di sabbia.
“Direi di sì,” rispose Johnny
dallo schermo. “Ora facciamo sul serio: quel verme ha osato distruggere i
nostri robot, abbiamo un bel conto in sospeso con lui!”
“Ehi, guardate!”
Tre gigantesche figure, a
malapena illuminate dalle luci di posizione, stavano emergendo sul ponte
superiore.
“Ben tre,” commentò Ilongo.
“Mi piace che pensi a noi come abbastanza pericolosi da…” il sorriso gli morì
sulle labbra, ed era sicuro che anche gli altri erano non meno allibiti.
Perché, quando le luci dei
riflettori del ponte si accesero, illuminarono a giorno non tre dei
tradizionali mostri meccanici di Demonicus.
Questa sera, dalla sua parte
stavano nientemeno che Danguard A,
Raydeen e Combattler V. Gli originali Shogun Warriors!
A bordo del Combattler,
William rise, godendosela un mondo! “Ebbene sì, tesorini! Ma credevate davvero
che fosse bastato quel ridicolo attacco del mio Samurai Destroyer per distruggere i vostri preziosi robot? Sono
stato fortunato a procurare loro qualche ammaccatura, il resto era solo
coreografia! Avevo solo bisogno di tempo per recuperarli in tutta tranquillità
e riprogrammarli a puntino. Che ne dite, vi va di giocare adesso?”
I tre super-robot, un tempo
paladini della giustizia, decollarono all’attacco!
“Allora, cosa contate di fare
con quei ridicoli modellini?!” E dicendo ciò, Laughlin ordinò a Danguard di
lanciare una raffica di raggi ottici.
Di nuovo le Getter Machines evitarono
l’attacco, e andarono in picchiata, inseguiti da Raydeen.
“Saranno le tue ultime parole
famose, bastardo!” ringhiò Johnny. Conosceva bene quella macchina: era stata la
sua! E la sola arma che potesse usare in quella posizione era
E, infatti, sul braccio
sinistro del robot apparve una balestra con una freccia incoccata. Fece fuoco,
e la colossale freccia si caricò di energia. Sfiorò di poco il Jaguar.
“Ehi, ci è passata vicina! Il
maledetto ha migliorato i sistemi
automatici!”
“Scommetto di no. Pronti per
la manovra 7?” Il suolo era spaventosamente vicino. A quella velocità, avevano
un margine ridottissimo di manovra per non schiantarsi…
“Ma cosa hanno intenzione di
fare?” si chiese William.
Manovra 7: i piloti attivarono
i retrorazzi. Le Getter Machines
rallentarono così bruscamente che il loro scafo tremò pericolosamente. Gli
smorzatori inerziali ebbero parecchio da faticare, ma tennero. In compenso,
l’imprevedibile manovra colse di sorpresa il pilota automatico del robot. E
Raydeen si schiantò al suolo come una bomba! L’onda d’urto creò un cerchio di
nuove dune e una colonna di polvere anomala.
Le Getter Machines schizzarono
a tutta velocità verso il cielo. “E ora vediamo di fare sul serio! Cambio per Getter One: Accensione!”
contemporaneamente al comando vocale, digitò un pulsante.
Bear si portò dietro al
Jaguar, che spense i propulsori. Il velivolo dorato si inserì violentemente nel
suo omologo bianco! In pochi secondi, le due macchine si fusero, per dare vita
al torso e al bacino di un robot. Le gambe si estesero dal Bear, mentre Eagle
andava a posizionarsi alla testa di quella combinazione! Con un ultimo scoppio
metallico, il velivolo si agganciò. Il muso si trasformò nella testa cornuta
del robot, e dalle sue ali nacquero le braccia.
Getter 1 era pronto
all’azione! Un paio di ali da drago si estesero dalla schiena, e il robot
rosso, bianco e nero si lanciò velocissimo contro Combattler V!
“Iiiihh!” squittì William,
evitando all’ultimissimo istante di essere travolto da quel mostro! “E quello
da dove cavolo spunta fuori!?!”
La sola risposta del nemico fu
di avvicinare la mano destra alla spalla opposta, e il suo grido chiamò l’arma.
“GETTER TOMAHAWK!” Dopodiché, fu un lancio così veloce che il braccio sembrò
tele portarsi dalla spalla al fianco, mentre dall’arco che aveva appena
tracciato partì un oggetto rotante.
Danguard fu la prima vittima
di quella battaglia: la colossale ascia lo tagliò letteralmente in due
all’altezza della vita! Il robot precipitò. I tronconi esplosero prima di
schiantarsi al suolo.
“Non è possibile!” urlò Laughlin. “La superlega con cui sono fatti
doveva essere indistruttibile!”
Il tomahawk tornò nelle mani
di Getter. “Sono leghe forti, è vero: ma questo nuovo robot è stato concepito
per combattere contro minacce di categorie superiori!”
Inaspettatamente, William
Laughlin…sorrise. “Allora penso che non sia il caso di continuare combattere.
Per voi, intendo.”
“Cosa..?”
Combattler puntò un braccio
verso Lykopolis, poi verso la fortezza, le cui bocche da fuoco erano puntate
sulla città. “Mentre eravamo impegnati a giocare, ho fatto analizzare la
barriera. E ora le mie armi sono state adattate per attraversarla. Fate una mossa, Shogun Warriors, e trasformerò
quello zoo in un bel parcheggio!”
“Figlio di…” ringhiò Johnny,
ma non mosse un muscolo. Fece per contattare la base, quando una freccia satura
di energia colpì Getter 1 al fianco sinistro! La freccia penetrò facilmente la
corazza, ed esplose! Una seconda freccia colpì la spalla, poi una terza.
Un attimo dopo, fu lo stesso
Raydeen a raggiungere Getter, per piantarvi la lama del braccio nella schiena!
Lo shock neurale spinse Johnny ad urlare come se lui stesso fosse stato ferito! Raydeen rigirò la lama, sollevando
scintille e causando un fiotto di fluidi densi come sangue. “Dannato…”
Combattler unì le braccia. Le
mani rientrarono negli avambracci, per essere sostituite da due bocche da
fuoco. E fiamme furono quelle che vennero effettivamente proiettate contro
Getter! “Solo un assaggio dell’inferno che vi aspetta, miei cari! Mi divertirò
un mondo a rimodellare a mio piacimento i vostri rottami fusi!”
I piloti non erano ancora in
pericolo, il robot poteva tollerare temperature anche più elevate, ma una
esposizione abbastanza lunga sarebbe stata fatale. “Professori! Mi sentite?
Rispondete?” ma non c’era nulla da fare, un’interferenza bloccava le
comunicazioni. “Dannazione, rispondete! Cosa dobbiamo fare??”
“Dovete contrattaccare e
distruggere il nemico, ecco cosa dovete fare,” disse una nuova voce dal
comunicatore. Un familiare volto caucasico-asiatico apparve sugli HUD dei
piloti. “Sono Alexander Thran, e
quella barriera è una mia creazione, ne conosco i limiti, e so che le armi della fortezza non sono
abbastanza potenti da danneggiarla. Quindi, fate quello che volete ma cercate
di vincere questo scontro!”
“Mister, spero che lei abbia
ragione. Ilongo, comunque vada intercetta gli attacchi della fortezza, non
intendo correre rischi. Siete pronti? Open
Get!”
Vi fu come un’esplosione di
luce che avvolse l’intero Getter. Un secondo dopo, le Getter Machines tornarono
a volare libere nel cielo! Raydeen, invece, aveva perso il braccio con la lama,
ed era stato seriamente danneggiato in più punti dalla pura forza dello
sganciamento.
“Sorpreso, bastardo?” disse
Ilongo, alla testa della formazione. “La tecnologia Getter può sembrare
fragile, ma ha una capacità di ripresa senza pari fra tutti gli Shogun
Warriors! E ora, Cambio per Getter Three:
Accensione!”
E mentre le macchine si preparavano
alla nuova formazione, William urlò, “Fuoco!
Fate fuoco, branco di incompetenti!”
Dalla fortezza partirono
dozzine di missili e sfere globulari di energia, tutte mirate in modo da
raggiungere Lykopolis per colpire la barriera con un solo, terribile attacco…
Jaguar si dispose
parallelamente al suolo. Eagle vi si agganciò verticalmente con violenza,
all’interno della sezione mediana dello scafo. Subito questi si espanse,
rivelando possenti cingoli e un paio di grosse bocche da fuoco sulla prua. Poi
Bear si agganciò alla sezione posteriore dell’Eagle, e nella manovra furono
estroflesse due lunghe paia di braccia telescopiche. La manovra fu appena
terminata, che la voce di Ilongo risuonò nell’aria. “Napalm Storm!”
L’intero Getter 3 sembrò
aprirsi in due, mentre pannelli su pannelli si aprivano sulla base e lungo i
fianchi. Un secondo dopo, dozzine di missili furono lanciati verso le salve
sparate dalla fortezza. Ad essi si unirono due missili di dimensioni enormi,
lanciati dalle spalle di Getter!
Raydeen si gettò ad
intercettare quel volume di fuoco, ma furono i missili giganti ad
impedirglielo! Danneggiato com’era, il robot fu devastato dall’esplosione.
Quello che ne rimase furono pezzi non più grandi di una valigia che
precipitarono al suolo. Poco dopo, il cielo si riempì di un’altra tempesta di
luci pirotecniche, mentre le armi del robot distruggevano quelle della
fortezza.
Ilongo schioccò le dita.
“Grande! Ora non resta che sistemare l’ultimo e…”
Questa volta, toccò ai piloti
essere colti di sorpresa, quando dalla nube di fuoco che era stato Raydeen
emerse Combattler. Il robot roteava su sé stesso ad una velocità impossibile,
il corpo avvolto da un intenso campo di energia.
“MAALEDDEEEETTTIIII!” urlò
William, nel colpire in pieno l’odiato nemico! L’impatto non distrusse Getter
3, ma fu sufficiente a spezzarne l’unione! I singoli velivoli si ritrovarono a
rimbalzare a terra, inerti.
“Dannati, dannati, dannati!”
Il folle scienziato attivò di nuovo le bocche da fuoco, e lanciò raffiche alla
massima temperatura contro le macchine. “Cosa vi ci vuole per crepare??? Avete rovinato i miei
capolavori, ma mi basterà quest’ultimo robot per farvi a pezzi tutti! Anzi, non
è divertente? Proprio Maur-Kon, pilotandolo, quasi vi sconfisse a suo tempo. IO
farò meglio di lui, vi polverizzerò!” e rise, rise in modo disarticolato e
stridulo come il folle che era… “Uh?” improvvisamente, un’ombra si frappose fra
lui e la luna. Pensando ad una nuova macchina, mirò istintivamente al cielo. Ma
non c’era nessuno. “Cosa diavolo..?” In preda all’eccitazione e alla furia, si
accorse troppo tardi che la causa di quell’ombra era la figura ringhiante di Rover. Il muso del lupo antropoide
parlava di sangue e vendetta. Smith urlò di terrore.
Rover infilò un pugno nel cristallo
della cabina, poi infilò le mani nello squarcio e fece completamente a pezzi la
calotta!
“Toglietemelo di dosso,
toglietemelo di dosso maledizione!” Combattler cercò di schiacciare quella
‘pulce’, ma Rover lo anticipò saltando via per primo.
William si guardò intorno.
Dov’era finita ora quella dannata bestiacc* “Oh, no…”
Un piccolo missile era diretto proprio contro la
cabina.
Esplose, liberando un getto di
fuoco dalla testa del robot. Combattler cadde in ginocchio, reggendosi a stento
con un braccio.
“Allora, fanfaroni! Volete che
faccia proprio tutto da solo?” disse la voce di Lobo nella radio.
Johnny si scosse. “Lobo?”
“Ho neutralizzato lo &%$£,
ora potete finirlo con comodo. E fate presto!”
Carson sollevò lo sguardo e
vide il Phoenix Pilder intento ad evitare i colpi della fortezza. “Dannazione!
Coraggio, ragazzi! Genji, lascio Willie a te!”
Le macchine partirono.
William Laughlin rideva. O
meglio, ridacchiava, mentre con una mano fratturata cercava di pulirsi il
sangue dalla metà orrendamente ustionata del volto. L’adrenalina cancellava
ogni dolore. Delle fiamme lambivano ancora la cabina, ma a lui importava solo
di una cosa. “Dove siete, dove siete schifosi..?”
“SIAMO QUI!” rispose la voce amplificata di Genji. Il terrore si
dipinse sul volto dello scienziato, mentre vedeva una gigantesca trivella, attaccata al braccio del
bianco Getter 2 arrivare dritta verso di lui!
“Verme!” ringhiò la donna,
piangendo di rabbia. “Combattler era il mio
robot, e tu lo hai disonorato in questo modo! Non ti perdonerò mai!”
Per un singolo, strano
momento, il tempo sembrò fermarsi, mentre la trivella toccava il torace del
Combattler… Poi, il Drill Arm affondò
nel cuore del robot.
La testa di Combattler si
staccò proprio un attimo prima dell’esplosione. Lasciandosi dietro una scia di
fumo dalla cabina, riuscì a dirigersi al sicuro.
Getter 2 voltò lo sguardo
verso la fortezza proprio mentre il velivolo si infilava nell’hangar. “LAUGHLIN!”
“Lascialo a me! Gli darò il
colpo di grazia!”
Genji annuì, seppure a
malincuore. “Va bene. Open Get!”
“Cambio per Getter 1. Accensione!” un attimo dopo, il potente robot
si fu formato. “Vediamo se sopravvivi a questo!
GETTER BEAM!”
Dalla gemma posta nella testa,
partì un sottile raggio di energia, eppure intenso come la luce stessa del
sole. Colpì la fortezza partendo dalla prua. Getter 1 inclinò la testa, usando
il raggio per tagliare in due la struttura come fosse stata un pezzo di burro!
L’esplosione
non tardò a seguire, mentre la fortezza si spaccava in due pezzi. Precipitò al
suolo, ferita a morte, e con l’impatto si vaporizzò in una potente esplosione
che accese la notte del deserto…
Aeroporto di Lykopolis
Seward strinse la mano dei
piloti. “Ogni promessa è debito, umani, e voi avete reso a noi un favore che
non sarà dimenticato. Indipendentemente dal risultato, avete combattuto per noi
con vigore ed onore.” Fece un inchino.
“Abbiamo fatto solo il nostro
dovere, Sindaco,” si schernì Johnny.
Il licantropo sorrise. “La
nostra Rahne aveva ragione: fra di voi senzapelo ci sono delle persone
decenti.”
“Chi è questa Rahne?” chiese
Ilongo.
“Ve la presenteremo, quando
tornerete a trovarci. E tu, Lobo? Sembri ancora sofferente per il rituale. Vuoi
rimanere qui per riprenderti completamente?”
L’uomo scosse la testa,
mentre, chino su un ginocchio, si dava da fare ad accarezzare Rover sulla
testa, per la gioia della creatura. “Nahh, alla base hanno le cure adeguate, e
belle infermiere.” Rover gli leccò la faccia. Lui faticò a tenerlo a bada. “Ho
detto belle infermiere, massa di pulci.”
*Whine!* il lupo si fece tutto
contrito.
“Ahh,
scherzavo, su! Un bell’abbraccio e facciamo pace!” E per poco non si ritrovò
stritolato dalla forza dell’altro quando fu ricambiato. “Ok, ok, basta così
Rov. Ti prego...aiuto…” implorò fra le risate degli altri.
In distanza, da un tetto,
Karshe osservò la scena. Se da una parte era contento di quel nuovo passo verso
il ripristino della sacra Alleanza, dall’altra era onestamente preoccupato.
Mentre lui teneva a bada
l’influenza di Set, nel rituale era intervenuto nientemeno che il Re del Dolore in persona. E non per
godere a distanza della sofferenza come usava fare, ma per sostenere
attivamente Lobo, seppure nel suo perverso modo. Una cosa che non aveva mai
fatto, se non nei suoi primi giorni, quando ancora era un uomo…
Ma
era inutile turbare i nuovi alleati con queste domande, adesso.
William Laughlin riaprì gli
occhi su uno stuolo di droni robot intenti a lavorare sul suo corpo. Era così
debole da riuscire a stento a muovere la testa…
“Ero indeciso se lasciare che
l’operazione avvenisse senza anestesia, ma alla fine ho pensato che lei abbia
subito una punizione sufficiente,” disse il Dottor Demonicus. Lui voltò la
testa verso la figura corazzata in piedi alla sua sinistra. Che strano, vedeva
il suo capo in una luce strana. Ogni tanto una specie di interferenza si
sovrapponeva alla sua visione. “Cosa..?”
“Quando le ho detto che poteva
divertirsi, non le ho detto di perdere una fortezza e quei preziosi robot. Va
bene che abbiamo i loro progetti, ma vorrei davvero non sprecare altro
materiale strategico per i suoi capricci.” Demonicus sospirò. “Non importa, è
stata anche colpa mia: il suo posto non è il campo di battaglia. Presto le
affiancherò un condottiero più…capace.” Si allontanò dalla sala operatoria.
William Laughlin, il corpo
diviso quasi completamente a metà fra la sua carne e le ossa e una struttura di
metallo e pelle sintetica, urlò disperatamente.